Fave e cicorie di Martano (LE)

Fave e cicorie di Martano (LE).

Fave e cicorie è un piatto tipico della tradizione pugliese contadina e si basa su due ingredienti principali: fave secche decorticate e cicorie selvatiche. Oltre le fave e le cicorie per preparalo dobbiamo avere anche l'olio extra vergine di ed un po di , abbiamo tutto? Bene, allora vediamo le e la modalità di preparazione di queste buonissime fave e cicorie di Martano (LE).

Fave e cicorie di Martano (LE)
  • Preparazione: 12 Ore
  • Cottura: Minuti
  • Difficoltà: Bassa
  • Porzioni:
  • Costo: Economico

Ingredienti

  • 400 g fave secche decorticate
  • 400 g Cicorie
  • qb Olio extravergine di oliva
  • qb Sale

Preparazione

  1. La prima cosa da fare è quella di mettere in ammollo le fave, operazione questa che dovremmo fare la sera prima, visto che devono restare ad ammollarsi per 12 ore, ovviamente l' deve essere bella fredda.

    Ok, appena le fave sono pronte, mettetele in un pentolone con abbondante acqua e assieme a delle di )a vostra discrezione ovviamente), a fatele andare per circa due ore a fuoco lento.

  2. Mentre che state cuocendo le fave lavate e pulite molto bene le cicorie, fatta questa operazione mettetele a sbollentare in acqua salata; intanto aggiungete un pizzico di sale alle fave in cottura e ogni tanto date una bella mescolata con un cucchiaio di legno.

    Quando le fave hanno raggiunto la consistenza di un purè fermate la cottura.

  3. Una volta pronte adagiate la purea di fave nel piatto con a fianco la cicoria e condite il tutto con olio extravergine d'oliva. Servite il piatto ben caldo accompagnato con pane o crostini.

    Se volete conoscere un altra ricetta di Martano visitate questa pagina.

  4. Fave e cicorie di Martano (LE) Fave e cicorie di Martano (LE)

Martano (LE)

Nel Salento centro orientale sorge Martano, il comune più popoloso (9.150 abitanti) della Grecia Salentina, l'isola etnico-linguistica in cui sopravvive un antica lingua di origine greca, il griko, testimone di un eredità culturale irripetibile pervenutaci dai coloni bizantini (Secc. IX-XIII).

A 22 km da Lecce, Martano è facilmente raggiunto dai turisti, dagli studiosi, dai sognatori; e a tutti piace rievocare il tempo antico mentre si compie il giro attorno alla medievale Terra, e all'interno, nei suoi vicoli, tra balconi balaustrati e portoni, altari traboccanti di puttini, e ghirlande e stemmi nobiliari in bella vista, i secoli dell'età barocca sorprendono il visitatore, trionfando non solo negli edifici sacri ma anche nell'architettura privata.

Il territorio di Martano registra una presenza antropica fin dalla protostoria, attestata oggi da due monumenti megalitici: La “Specchia dei Mori”, la più grande Specchia sopravvissuta in , e la “Colonna de Santu Totaru”, la più alta pietrafitta pugliese, con i suoi 4,70 metri.

Tra Martano e Zollino è situato il casale di Apigliano, un “unicum” tra gli insediamenti rurali medievali che risulta abbandonato già dalla metà del XVI° secolo.

Apigliano, la cui gente popolò poi anche Martano, è ora parco archeologico inserito in un itinerario turistico culturale Italiano-Svevo-Angioino, e richiama alla memoria il passato bizantino di questi luoghi.

Territorio attraversato da antichi assi viari (la Traiana-Calabra) e l'asse Galatina-Gallipoli), fù borgo fortificato già dalla metà del ‘400, dotato quindi di cortina muraria e fossato.

Martàna (in “griko”), si presentava di forma pressochè ovale, con il castello situato a nord-est, circondato da mura collegate a imponenti torri circolari. Delle otto torri se ne sono conservate due, la Torre Nivéra e la Torre dei Mazzoti.

Nei secoli che vanno dal XVI° al XVIII°, Martano mostra un notevole incremento demografico ed un potenziamento del patrimonio edilizio con la costruzione della nuova chiesa matrice dedicata alla Vergine Maria Assunta in Cielo, di due conventi, uno dei Domenicani, trasformato sin dal secolo scorso in Palazzo Municipale, e l'altro degli Alcantarini, attuale monastero cistercense di Santa Maria della Consolazione, e di numerosi palazzi, ancora oggi l'elemento architettonico significativo del ruolo predominante di Martano sui comuni limitrofi.

Nel tempo i rimaneggiamenti, anche di notevole entità, come la trasformazione del castello a palazzo baronale o le modificazioni radicali come l'abbattimento delle mura, delle torri e delle porte d'accesso alla Terra non hanno del tutto compromesso il fascino evocato dall'originario borgo da cui si diramano le strade più antiche come le vie Catumeréa, Zaca, Giudeca, Santa Lucia, Stefano Sergio, Costantino.

E qui perdura un'edilizia “minore” rappresentata dalle tipiche “case a corte”, anche queste riflesso del vivere al modo greco.

E poi in aperta campagna le distese di olivi secolari, anima del paesaggio agrario salentino dove anche le pietre raccontano la storia.

La pietra, da ostacolo al lavoro, si è trasformata per mezzo dell'uomo, in segnale (menhir, muretti a secco o “pariti”), riparo temporaneo (“furni”o “càlivaci”) o in forme più complesse di architettura (masserie, cappelle rurali, trappeti ipogei, “pozzelle”) che si sono amalgamate con i profili e i colori della natura.

Carla Calò

Fonte: cartoguida turistica di Martano.

Vi è piaciuta questa ricetta delle fave e cicorie di Martano (LE)? Sia la ricetta che la storia della splendida cittadina Salentina di Martano ve le abbiamo potute far conoscere, grazie alla preziosa collaborazione della Pro Loco di Martano, ed in particolare della Signora Giulia Bonatesta e della Presidente Carla Calò.

Ecco il profilo Instagram della Pro Loco di Martano;

Questa invece è la loro pagina Facebook;

Visitate entrambi i profili per essere sempre aggiornati sulle loro iniziative.

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